martedì 7 gennaio 2014

ALUNNI SCOMODI...


LA SCUOLA E UNA DELLE BASI PER LA SOCIETA DEL FUTURO, OGGI E INPENSABILE UNIFICARE LISTRUZIONE DI UN BAMBINO ITALIANO CON ALTRI CHE NON SANNO NEMMENO UNA PAROLA DI ITALIANO, MA RITENGO ANCHE GIUSTO, SENZA PENALIZZARE I NOSTRI BAMBINI, CHE ALTRI BAMBINI SI ADATTINO E NON RESTINO IN STRADA CONTINUANDO SOLAMENTE A DELINQUERE
Il rom entra in classe e la scuola si svuota. Accade nell'unica scuola elementare di Landiona, paesino di appena 600 anime in provincia di Novara, dove le famiglie dei bimbi italiani hanno deciso, in occasione del primo giorno di lezione, di fuggire in massa per trasferire i loro figli nella scuola di un paese vicino, Vicolungo.

Il motivo? La presenza in classe di bimbi di etnia rom. Il doppio rispetto ai bambini provenienti da famiglie italiane, appena una dozzina. Una decisione che sta facendo discutere non poco l’intero mondo della scuola. Ma il paese si difende, rispedendo al mittente l'accusa di razzismo. «I bambini di famiglie rom sono 28 ma in pochi frequentano - spiega il sindaco, Marisa Albertini - questa mattina (ieri ndr) erano in sei. Abbiamo pochi bambini e l'intenzione era quella di fare l'accorpamento con la scuola di Vicolungo, mettendo anche uno scuolabus, ma per ora non ci siamo riusciti. Non siamo razzisti, mi dispiace. Molti genitori hanno iniziato a spostare i bambini e poi lo hanno fatto anche gli altri».
E dire che, dieci anni fa, la scuola si salvò dalla chiusura grazie alla presenza dei rom, invitati a frequentare le lezioni proprio per raggiungere il numero legale per far sopravvivere l'istituto. Una brutta storia, tutta da sbrogliare per allentare le tensioni, che fa il pari con quanto accaduto in provincia di Bergamo. Nella prima elementare della frazione Corti di Costa Volpino, infatti, i genitori dei 7 bambini italiani avevano deciso di ritirare i figli per la presenza di 14 stranieri, rimasti quindi gli unici iscritti. Il provveditorato ha deciso di trasferire la classe nella frazione Piano e dividerla in due sezioni diverse per non superare così il tetto massimo del 30% di stranieri, come previsto dalla Riforma Gelmini.
«Il problema dell'integrazione esiste, sarebbe sbagliato nasconderlo. Ma - spiega Simonetta Salacone, preside oggi in pensione della scuola elementare Iqbal Masih di Roma, in un quartiere ad altissima concentrazione di stranieri - la scuola ha i mezzi per risolverlo. I rom hanno una cultura molto forte e difficile da integrare, occorre coinvolgere le famiglie e avere i fondi per progetti di integrazione».

(Fonte: Leggo.it)

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