sabato 30 novembre 2013

TROPPI FARMACI FANNO MALE...



NON ABUSATE MAI DI TROPPI MEDICINALI, A VOLTE 
E' MEGLIO STRINGERE UN PO' I DENTI, 
MA RESTARE IN OTTIMA SALUTE...


Ridurre l’uso improprio di antinfiammatori, come stabilito dalla nota 66 di AIFA. È l’obiettivo del progetto “CardioPain in Roccadaspide”, presso il nosocomio salernitano.
FANS e inibitori della COX-2 sconsigliati alla dimissione ospedaliera dei soggetti cardiopatici. Un messaggio forte dagli specialisti ai medici di famiglia, che punta a garantire la continuità delle cure ospedale-territorio. E poi uno studio a 6 mesi e un vero e proprio Osservatorio multidisciplinare composto da Direzione Sanitaria del P.O di Roccadaspide, Direzione del Distretto, U.O. di Cardiologia, Medicina, Lungodegenza, Ortopedia e Chirurgia e dal Pronto Soccorso dell’Ospedale. 
Quando si parla di FANS e trattamento del dolore cronico, le parole d’obbligo sono “attenzione all’abuso”. Una pratica tutta italiana, tanto da collocarci tra i primi Paesi al mondo per l’impiego di questi farmaci. Tuttavia, i segnali di un’inversione di tendenza non mancano come dimostra il Presidio Ospedaliero di Roccadaspide, afferente all’Azienda Sanitaria Locale di Salerno, dove è partito il progetto “CardioPain in Roccadaspide…l’isola che c’è”, con il coinvolgimento di 25 medici di famiglia. Le varie Unità Operative inseriranno un esplicito monito circa l’uso di FANS e di inibitori selettivi della COX-2 sulla scheda di dimissione ospedaliera (SdO) dei pazienti cardiopatici, nel momento in cui questi ultimi, lasciando l’ospedale, tornano in carico al medico di famiglia. In questo modo si vuol dare concreta attuazione alla nota AIFA 66. «I FANS e gli inibitori selettivi della COX-2 sono farmaci antinfiammatori il cui impiego, secondo la letteratura scientifica e le più recenti indicazioni delle Autorità regolatorie, andrebbe limitato al dosaggio minimo efficace e al più breve tempo possibile - spiega il dr. Leonardo Bolognese, Presidente della Federazione Italiana Cardiologia -. Questo a causa degli effetti collaterali a livello cardiovascolare, epatico, renale e gastrointestinale che un loro utilizzo cronico può indurre. Secondo la nota n. 66 dell’AIFA, FANS e COXIB sono controindicati nei pazienti interessati da scompenso cardiaco moderato e grave, cardiopatia ischemica, patologie cerebrovascolari e arteriose periferiche». 
Per questo l’OMS prevede una terapia del dolore cronico a gradini, utilizzando al meglio le altre categorie di antidolorifici per questi pazienti ed in particolare gli oppiacei più efficaci, collocati al terzo gradino della terapia del dolore cronico dall’OMS come l’ossicodone. Questi farmaci possono essere usati nel contesto del dolore cronico senza rischi di dipendenza, utilizzando bassi dosaggi e sfruttando l’associazione con il naloxone, che previene l’effetto collaterale più comune, la stipsi, attraverso un meccanismo di blocco dei recettori degli oppiacei nel sistema gastrointestinale

(Fonte: Leggo.it)

venerdì 29 novembre 2013

BAMBINE SEGREGATE


COME POSSONO CRESCERE QUESTE CREATURE E CON QUALE FIDUCIA SE VIENE TOLTO LORO AFFETTO E AMORE DA CHI DOVREBBE DARGLIELO?


Una galleria infinita di abusi e violenze nei confronti delle proprie figlie minori. È una storia raccapricciante quella proveniente da Tucson, Arizona. Dove tre bambine di 12, 13 e 17 anni, tenute prigioniere, hanno ritrovato la libertà. Le due sorelle più giovani sono riuscite a scappare alle 4 del mattino di ieri dopo che il loro patrigno, Fernado Richter, 34 anni, le aveva minacciate con un coltello. L’intervento della polizia ha portato alla liberazione della terza figlia e all’arresto dell'uomo e della madre, Sophia Richter.  Separate in camera. Erano tenute segregate nelle loro stanze da due anni. Non si lavavano da sei mesi. Veniva dato loro cibo solo una volta al giorno. Le due sorelle minori erano state separate dalla maggiore che non vedevano mai. La notte della fuga, le due sorelle più piccole si erano barricate nella loro stanza mentre al di là della porta il patrigno le minacciava con un coltello. In un attimo di distrazione sono riuscite a uscire di casa nel pieno del mattino per chiedere aiuto. La polizia, intervenuta nella casa, in un isolato di North Estrella Avenue, a Tucson, ha trovato la sorella maggiore rinchiusa nella sua stanza. Le condizioni igieniche delle stanze delle ragazze sono state definite dagli inquirenti come “spaventose”. Il capitano della polizia Michael Gillooly, in conferenza stampa, ha raccontato la storia chiedendo ai giornalisti di non fare domande perché le indagini sono allo stadio iniziale: «Stiamo mettendo insieme i pezzi di un puzzle. La fase delle indagini è appena cominciata. Quello che posso dirvi è che il patrigno e la madre sono state arrestati e che le minori sono ospitate in una struttura con delle assistenti che si occupano di loro».  Abusi fisici e mentali. Su Sophia e Fernando Richter pendono capi di imputazione quali rapimento e abusi fisici e mentali su minori. Per il patrigno c’è anche un altra accusa: quella di violenza sessuale su un minore di 15 anni.


(Fonte: Leggo.it)

giovedì 28 novembre 2013

KALASHNIKOV AL MATRIMONIO...


IN UN MOMENTO DI GRANDE GIOIA, DOVREBBE ESSERCI SOLO GRANDE FELICITA’, TANTA COMMOZIONE E MOLTISSIMO AMORE…


Tragedia a una cerimonia di nozze in Yemen: i partecipanti al matrimonio iniziano a ballare Gangnam per festeggiare gli sposi ma, come si vede nel video pubblicato ieri su liveleak.com (Attenzione immagini forti, sconsigliato ai deboli di cuore...) dall'Ak-47 brandito da uno degli ospiti partono, non si sa quanto accidentalmente, dei colpi. Tre le persone uccise, colpite alla testa.

mercoledì 27 novembre 2013

CI SI PENSA SOLO A COSTRUIRE ARMI...


SI CONTINUA INSISTENTEMENTE A COSTRUIRE ARMI PER UCCIDERE, AL POSTO DI PENSARE COME AIUTARE TANTISSIME PERSONE IN MISERIA E POVERTA'...




Il kalashnikov tornerà in mano ai soldati dell’ex Armata Rossa. Dopo che, qualche mese fa, il ministero della Difesa aveva annunciato che avrebbe smesso di inzeppare i suoi arsenali con il mitico AK-47 (ma all’inventore del mitra più famoso del mondo nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo), ora un modello nuovo di zecca verrà sottoposto ai test e nel 2014 arriverà nelle caserme. “Le riserve accumulate frenano gli acquisti di armi nuove”, ha confessato Oleg Bochkariov, vicepresidente della commissione militar-industriale presso il governo russo, ma dopo lo smaltimento delle vecchie armi si torna a fare shopping di quelle più moderne.  
L’AK-12 (la sigla sta per Avtomat Kalashnikova, il mitra di Kalashnikov, e il numero per l’anno di progettazione, 1947 nella versione originale) sarà più ergonomico e potrà sparare in tre modalità: colpo singolo, tre colpi e raffica. Userà i calibri “classici” 5.45 e 7.62 e potrà essere modificato – partendo sempre dal modello base ormai 65enne – in una ventina di versioni. Nei mesi scorsi si era parlato di archiviare per sempre il kalashnikov, anche perché i test del nuovo modello del mitra apparivano non soddisfacenti. Ma a quanto pare – non si sa se per pregi tecnici, lobbismo tra i vari consorzi della potente industria bellica russa o per una nuova campagna di patriottismo bellicoso – a 93 anni Mikhail Kalashnikov torna una star. Dopo aver ribattezzato la fabbrica di Izhevsk dove si producono i kalashnikov (quelli “griffati”, più o meno illegalmente viene fabbricato in una trentina di Paesi, dalla Cina alle botteghe artigiane afghane) “Consorzio Kalashnikov”, oggi Putin a sorpresa si è presentato nell’impianto industriale per ispezionare le nuovi armi. E stasera la tv di Stato russa proietterà il documentario “Kalashnikov”, firmato niente meno che dal vice-premier Dmitry Rogozin, potente responsabile dell’industria bellica che riesuma il suo primo mestiere di giornalista per raccontare, promette, “fatti inediti” della biografia del grande inventore e della sua arma sempre verde” (per chi capisce il russo, stasera alle 20.55 ora italiana sul sito Russia.tv

(Fonte: Lastampa.it)

martedì 26 novembre 2013

LA NESTLE' PROSCIUGA LE RISORSE IDRICHE...



L'ACQUA E' FONTE DI VITA, E' UN BENE COMUNE, 
UN DIRITTO INALIENABILE, CHE IN QUANTO TALE, DOVREBBE ESSERE CONDIVISO EQUAMENTE DA TUTTI



L'acqua potabile in Pakistan è un bene comune, ma solo per chi se lo può permettere. L'oro blu, infatti, viene imbottigliato e rivenduto a prezzi altissimi, mentre il 44 per cento della popolazione è escluso dall'approvvigionamento idrico. Da decenni i pozzi di estrazione locali sono affidati alle multinazionali dell'acqua - come la Nestlé -, che sottraggono il prezioso liquido ai cittadini. L'associazione internazionale SumOfUs ha lanciato una petizione per fermare lo scempio targato Nestlé, che sta prosciugando le risorse idriche del paese islamico.

«Nestlé si sta muovendo in Pakistan e sta succhiando il rifornimento idrico locale, rendendo inabitabili intere aree al fine di vendere l'acqua arricchita di sali minerali ai cittadini più ricchi come status symbol - scrive SumOfUs -, mentre i poveri guardano i pozzi seccarsi e i loro bambini si ammalano». Accuse durissime, respinte però dalla Svizzera - dove ha sede la Nestlé International - e dalla Francia - sede di Nestlé Waters -. Nel mirino anche il governo centrale, incapace di operare politiche efficienti per garantire accesso all'acqua per i pakistani.

Dietro il marchio Pure Life - l'acqua in bottiglia che Nestlé vende in tutto il mondo - c'è una storia di sfruttamento e violazione dei diritti umani che dura dal 1998. Quell'anno, infatti, sono cominciate le operazioni di drenaggio dei pozzi della Nestlé in Pakistan. Secondo uno studio del procuratore legale e consulente dei Diritti umani e Sviluppo, Nils Rosemann, nelle aree rurali del paese la «carenza di acqua potabile e sicura» riguarda circa il 90 per cento della popolazione.

«Come misura del problema basti pensare che la stima di bambini che muoiono ogni anno in Pakistan, a causa di diarrea sono 200.000», denuncia ancora Rosemann nel suo studio. L'azione della Nestlé, dicono le associazioni per i diritti umani, si concentra in particolare nel villaggio di Bathi Dilwan, dove le vittime sono per lo più anziani e bambini, che si ammalano per i fanghi maleodoranti causati dalle operazioni di estrazione.

«In nome del profitto, la Nestlé sta contribuendo al depauperamento delle risorse idriche, inaridendo le locali fonti d'acqua e i pozzi fino a oggi utilizzati per uso domestico e agricolo», scrive ancora Nils Rosemann. E un altro grave effetto dell'operazione Pure Life è che «l'attuale estrazione dell'acqua condotta dalla Nestlé non è sostenibile e utilizza acqua più velocemente di quanto possa essere naturalmente rinnovata», mettendo a grave rischio il diritto all'acqua delle future generazioni».



(Fonte: http://popoff.globalist.it)

lunedì 25 novembre 2013

ANCORA TROPPO SPRECO ALIMENTARE...


OGNI ANNO UN TERZO DI TUTTO IL CIBO 
PRODOTTO NEL MONDO VIENE BUTTATO VIA...
TROPPO SPRECO RISPETTO A MILIONI E MILIONI 
DI PERSONE CHE VIVONO IN ESTREMA POVERTA' 
E NON HANNO PROPRIO NULLA.


 
 

Ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo viene buttato via, con un costo di 570 miliardi di euro, e il totale degli scarti alimentari crea più emissioni di gas serra che qualsiasi nazione del pianeta, eccetto Cina e Stati Uniti, pari a 3,3 milioni di Co2.

Il preoccupante dato emerge da una ricerca della Fao intitolata "L'impronta del cibo sprecato". In un mondo dove 870 milioni di persone soffrono la fame, ogni anno vengono buttate 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti per il consumo umano: insieme al cibo, vengono sprecate l'energia, l'acqua e tutto cio' che e' stato necessario a produrlo, confezionarlo e venderlo.

Quasi il 30% delle campagne del mondo e un volume d'acqua equivalente a quello annuale del fiume Volga, vengono utilizzati invano. Secondo la Fao, il costo globale di questo spreco di cibo è di 570 miliardi di euro all'anno. Nel mondo industrializzato, la maggior parte del cibo sprecato viene dai consumatori che ne comprano troppo e gettano via ciò che non mangiano. Nei paesi in via di sviluppo, invece, si tratta invece di sprechi dovuti ad un'agricoltura inefficiente o alla mancanza di modalita' di conservazione.


(Fonte: www.informasalus.it)

domenica 24 novembre 2013

CHIRURGIA ESTETICA PER PICCOLI DIFETTI...



LE DICERIE CHE POSSONO ESSER DETTE PER UN DIFETTO NON DOVREBBERO FAR CAMBIARE ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DI NESSUNO...

SI E' BELLI PER COME SI E'.


Katherine Elliot è una mamma americana che avrebbe deciso di far operare la figlia Kendall di 6 anni per risparmiargli le continue critiche a scuola. La piccola è nata con una macchia sul mento, che è diventata sempre più un problema nel corso del tempo
La mamma racconta al canale americano ABC e su 7sur7 che i compagni di scuola notavano solo ilpunto nero sul viso della figlia, non riuscivano a vedere altro e le chiedevano se potevano toccarlo. Per non parlare delle mamme che la fermavano per strada per dagli un fazzoletto pensando si trattasse di cioccolata. Katherine e il marito per proteggere la figlia hanno deciso di andare da un chirurgo estetico che ha trasformato la macchia da nera a rosa e presto non dovrebbe  essere più visibile. Non si tratta di un caso isolato. In effetti come leggiamo suMagicmaman, anche la piccola
Olivia di 7 anni, ha subito un intervento estetico perchè i compagni la prendevano in giro per le sue orecchie.

(Fonte: Pianetamamma.it)

sabato 23 novembre 2013

NON ESAGERATE CON IL BERE...



NON ECCEDETE AL CONSUMO 
DI BEVANDE ALCOLICHE...

BEVETE RESPONSABILI, 
LA VITA PROPRIA 
E QUELLA DEGLI ALTRI,

E' UNA SOLA...







Da molti anni ho dichiarato guerra all'alcool,

le mie più dure battaglie le ho combattute contro 

le bottiglie, le sconfiggevo vuotandole, ma loro alla 

fine hanno vinto la guerra uccidendomi.

(Alexandre Cuissardes)

giovedì 21 novembre 2013

IL DESERTO DI PNEUMATICI...


QUESTO E' QUELLO CHE STIAMO FACENDO 
A QUESTO MONDO...

CONTINUANDO COSI', ABBIAMO SEMPRE MENO SPERANZE DI VIVERE IN UN AMBIENTE SANO.


Piu' di 7 milioni di pneumatici sono stati abbandonati nei deserti dei Kuwit. Questa immagine mostra la montagna di gomme usate visibili addirittura dallo spazio.




Il Kuwait paga quattro diverse compagnie per scavare delle buche che siano riempite da milioni di pneumatici usati che si accumulano un anno dopo l'altro.

(Fonte: Repubblica.it)

mercoledì 20 novembre 2013

ABBRACCIATI NELL'ALLUVIONE...


DOPO AVER LETTO QUESTO ARTICOLO, CHIUDENDO GLI OCCHI CERCANDO DI RIPERCORRERE QUESTI MOMENTI, NON POSSO FAR ALTRO CHE RESTARE SENZA PAROLE DI FRONTE A QUESTA TRAGEDIA E IN LACRIME.

SOLIDARIETA' A TUTTO IL POPOLO SARDO.




Sono rimasti insieme sino alla fine, Francesco Mazzoccu, 35 anni, e il figlio Enrico, che di anni ne aveva appena tre. Stretti in un abbraccio paterno, che però è stato sciolto dalla forza distruttrice dell'acqua. Ieri nel primo pomeriggio il padre, un operaio di Olbia, è andato all'asilo in macchina a prendere il piccolo: lo voleva portare al sicuro, a casa, in via Monte a Telti, in località Raica, lungo la strada che da Olbia porta al paese. Una corsa disperata con un epilogo tragico.

All'improvviso il torrente che costeggiava la strada si è ingrossato a causa del violento nubifragio, invadendo la carreggiata. Francesco ha quindi deciso di scendere dall'auto, ormai sommersa dall'acqua, e mettersi al sicuro sopra un muro di recinzione di un terreno. Nel tentativo di proteggere il figlioletto, ha aperto il giubbotto e, usandolo come un marsupio, ha sistemato il piccolo all'interno. Nel frattempo alcuni parenti, compreso il padre di Francesco, al riparo nella zona alta residenziale, hanno lanciato delle corde con l'intento di agganciarli e portarli al sicuro. Ma tutti i tentativi sono stati vani: i lanci delle cime non hanno raggiunto nè il padre nè il figlio. Dopo tre quarti d'ora, mentre l'uomo, in bilico sul muro, ha cercato i tutti i modi di tenere duro e resistere alla forza dell'acqua, il muro è crollato, trascinando a valle i due corpi.

Francesco è stato recuperato nella tarda serata di ieri, denudato dalla furia dell'ondata di piena, bloccato da un palo della corrente elettrica. Il figlio Enrico, invece, è stato ritrovato solo stamattina, cinquanta metri ancora più a valle, all'interno di quello che era un aranceto. Per loro non c'è stato nulla da fare. La mamma del piccolo è in preda alla disperazione: con lei tutto il quartiere, che si è stretto intorno allo sconforto della giovane donna. Domani pomeriggio a Olbia, alle 15.30, al Geovillagge, il vescovo Sebastiano Sanguinetti celebrerà i funerali per tutte e sei le vittime olbiesi del ciclone Cleopatra.

(Fonte: Leggo.it)

martedì 19 novembre 2013

ALLA FINE CI RIMETTONO SEMPRE I FIGLI...



A MOLTI PIACEREBBE AVERE PIU' FIGLI, UN DONO IMMENSO E MERAVIGLIOSO, MA LA SITUAZIONE ECONOMICA, SOPRATTUTTO ODIERNA, NON SEMPRE LO CONSENTE. E' FONDAMENTALE QUINDI PARLARSI E CAPIRSI, SENZA DIRE CHE IL FIGLIO HA NECESSARIAMENTE BISOGNO DI UN FRATELLINO O SORELLINA, PERCHE' QUESTI COMPORTAMENTI NON DEGNI DI UN BUON GENITORE, LI PAGHERA' IL FIGLIO... LA FAMIGLIA E' IMPORTANTE SE RESTA UNITA, QUINDI USATE IL CUORE E, SE NE AVERE ANCORA, LA RAGIONE.



Desideravo un secondo figlio, ma mio marito non ne voleva sapere e ora sono incinta del mio medico", è il racconto di una donna che ha scritto alla rubrica del Sun e che le ha provate tutte per una nuova gravidanza. 
Stanca del rifiuto del consorte ha chiesto una mano al proprio dottore e non si è semplicemente rivolta a lui per una consulenza. La donna racconta di averlo visto più volte anche al di fuori del suo studio e di aver ceduto alle sue attenzioni: "Ci siamo beccati in palestra e poi mi ha offerto un caffè e un passaggio a casa". La passione è nata così, all'insaputa del marito.
La donna spiega che era disposta a tutto pur di dare un fratello al suo primo figlio. Dal lettino dello studio a quello della sua camera da letto il passo è stato breve.

(Fonte: Leggo.it)

lunedì 18 novembre 2013

UCCELLI PIENI DI PLASTICA


TUTTI VIVIAMO IN QUESTO MONDO ED OGNUNO 
DEVE AVERE IL MASSIMO RISPETTO



Un tema caro al fotografo di Seattle Chris Jordan è proprio la sostenibilità dell'uomo su questo Pianeta. 
In un remoto gruppo di isole vicino alle Hawaii, Jordan ha scoperto uno scenario da incubo che testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto l'impatto dell'uomo sia rovinoso sulla natura che lo circonda.
Centinaia, migliaia di piccoli di albatros morti soffocati a causa dei detriti di plastica dispersi dall'uomo nell'Oceano Pacifico. I rifiuti sonio finiti negli stomaci degli uccelli, scambiati come cibo.
La foto che vedete testimonia proprio quanto fin qui riportato. Il fotografo, che ha passato molto tempo sull'isola, sta realizzando un documentario video per mostrare questa orrenda realtà al mondo.




(Fonte: Web)

domenica 17 novembre 2013

BAMBINO "PIUMA"



UNA STORIA BELLISSIMA, DOVE LA FORZA DELL'AMORE NON HA LIMITI



Così piccolo da stare in una mano. Centoventisette giorni di ricovero, in un'altalena di ansia, angoscia, rabbia, paura, speranza:Lorenzo venuto al mondo all'ospedale di Padova il 27 novembre 2012 dopo 24 settimane di gestazione (contro le canoniche 40), peso 535 grammi, lunghezza 32 centimetri, è il simbolo di questa domenica, celebrata come la Giornata mondiale della prematurità.
Lorenzo ora è a casa, cresce, tra dieci giorni è il suo primo compleanno e la mamma gli ha preparato un regalo speciale: un diario. Che quando sarà grande potrà leggere. Racconta la sua storia, di fortissimo "bebè piuma". «Mesi interminabili, provanti, ma la forza che ti nasce dentro è linfa per tuo figlio. Sono stata ricoverata a 21 settimane per infezione e rottura del sacco, 20 giorni a letto, la stanchezza e soprattutto il non sapere cosa sarebbe successo mi portavano a grande sconforto. Mi sentivo - racconta mamma Antonella - incapace di proteggere la mia creatura. "È nato": sentii solo queste parole, non lo vidi, non lo sentii, mi misero in una stanza con un pesante fagotto di ghiaccio sulla pancia, sola, non sapevo, non potevo piangere perché mi faceva male. Poi arrivò mio marito, con gli occhi gonfi, gli chiesi solo se era vivo, sì lo era, mi sentii sollevata, c'erano speranze. Al rientro in reparto, giorni terribili, le altre mamme si prendevano cura dei loro bambini, io aspettavo».

«Vidi Lorenzo per la prima volta attraverso il video di mio marito, mi sembrava così grande, in realtà pesava poco più di un pacco di pasta». Poi un giorno lo vide davvero, nel reparto di terapia intensiva neonatale: «Mi mostrarono l'incubatrice, la nuova "pancia", lui era molto piccolo, magro, intubato, con la parenterale. Siamo stati in terapia intensiva tanto tempo, poi ho cominciato a fare la marsupio terapia: emozionante, finalmente provavo qualcosa di simile alla gioia, il suo profumo, il suo cuoricino, e la sua vocina». Problemi agli occhi, una difficile scalata grammo dopo grammo, finchè il 13 marzo scorso, giorno dell'elezione di Papa Francesco, «portammo a casa il nostro campione». Oggi Lorenzo è un bel bambino sorridente, e quelle 127 pagine di diario Antonella le conserva in un cassetto, per lui.

(Fonte: Leggo.it)


sabato 16 novembre 2013

INCATENATI AL BALCONE...


SE QUESTO E' L'AMORE CHE SI HA 
VERSO I PROPRI FIGLI...
ALLORA SAREBBE OPPORTUNO NON FARLI 
E TENERSI I PROPRI CAPRICCI



Bambino di 6 anni incatenato al terrazzo ad Ancona perchè fa i capricci. Devono rispondere di abuso di mezzi di correzione i genitori di origine bengalese di un bimbo di sei anni legato con una catena e lucchetti alle inferriate del balcone di casa perchè aveva fatto i capricci. Il fatto risale al 19 maggio 2007: una vicina di casa chiamò il Telefono azzurro subito dopo aver visto il bimbo legato come un cagnolino. I carabinieri denunciarono padre, madre e un amico della coppia. All'arrivo dei militari non c'era nessuno in casa e i genitori, che hanno altri due figli più piccoli, spiegarono poi di aver legato il figlio al balcone per punirlo per i suoi insistenti capricci.

Inizialmente i tre adulti erano stati accusati di maltrattamenti e violenza privata, poi l'accusa è mutata in abuso di mezzi correzione. Dopo l'episodio il bambino era stato affidato ad un centro d'accoglienza. Oggi in aula è stato sentito uno dei carabinieri intervenuti all'epoca e la vicina di casa. La donna ha riferito che da quell'appartamento si udivano spesso delle grida, ma in quella occasione si era affacciata alla finestra perchè dal terrazzo provenivano dei lamenti. Il processo proseguirà il 10 dicembre prossimo

(Fonte: Leggo.it)

giovedì 14 novembre 2013

SORRIDERE SEMPRE...






Una volta facevo meditazione con un gruppo di bambini. Ce n’era uno che si chiamava Tim e che sorrideva meravigliosamente.


“Tim” gli dissi, “hai un sorriso meraviglioso”.

“Grazie”, rispose.
Ed io: “Non devi ringraziarmi, sono io che devo ringraziare te. Con il tuo sorriso rendi la vita più bella. Invece di dire ‘Grazie’, dovresti dire ‘Prego’ “.

Il sorriso di un bambino, il sorriso di un adulto, sono cose molto importanti.

Se nella vita quotidiana riusciamo a sorridere, se sappiamo essere in pace e felici, non solo noi, ma tutti quanti ne avranno beneficio.

Se chi sorride sapesse che sta rendendo felice un altro, potrebbe dire davvero: ‘Prego’

(Thich Nhat Hanh)

mercoledì 13 novembre 2013

LA GUERRA NON E' MAI LONTANA...




Ho sentito dire che nel mondo 
c'è la guerra.

Ho sentito dire che è lontana 
dalla mia città

Ho pensato invece che è vicina,

perchè è nel mondo, dove sono io

(Fonte Web)

martedì 12 novembre 2013

ORFANI DEL FEMMINICIDIO...


IN ITALIA C'E' UN'ALTRA CATEGORIA DI VITTIME DEL FEMMINICIDIO SU CUI TUTTI TACCIONO, E SONO UN ESERCITO E SONO LE PIU' FRAGILI...




Ci sono altre vittime del femminicidio. Vittime di cui quasi nessuno parla mai, travolti dall’orrore di una violenza che confonde l’amore con il possesso. Vittime che non sono sotto i riflettori, perché minorenni. Ma proprio per questo più a rischio, infilati in percorsi fatti di affidamenti, adozioni, tribunali dei minori. Che fine fanno queste vittime?, che strumenti hanno e che strumenti fornisce loro la società per superare il trauma di un padre che uccide la propria madre?, come crescono?  

Orfani, con due genitori scomparsi, o nella migliore delle ipotesi con uno dei due in carcere per ciò che ha fatto all’altro, questi bambini vengono scordati. Sono un esercito, ma nessuno se ne accorge. Oltre 1500 in Italia, secondo uno studio che sta portando avanti la dottoressa Anna Costanza Baldry, docente di Psicologia all’Università Seconda di Napoli, consulente dell’Onu, della Nato e dell’Ocse in materia di violenza contro le donne e i bambini. Lo studio prende in esame i casi di bambini vittime del femminicidio tra il 2000 e il 2013 e dimostra una cosa: in Italia non esistono protocolli, percorsi, strumenti che offrano a questi orfani una vita migliore. 

I casi vengono trattati dai tribunali dei minorenni alla stregua degli altri orfani. Ma le loro storie sono completamente diverse. Alcuni non hanno perso entrambi i genitori, o almeno non nel modo tradizionale. «Nel carcere di Lecce è rinchiuso un uomo – racconta uno dei membri della rete Dire che raccoglie i centri antiviolenza sulle donne – che ha ucciso l’ex moglie e la successiva compagna. Quest’uomo riceve spesso visita da una ragazza: è la figlia che ha avuto dal primo matrimonio». Giusto? Sbagliato? Le categorie tradizionali stentano a inquadrare il problema. 

Nella maggior parte dei casi, i tribunali dei minorenni affidano questi bambini ai parenti più prossimi, quasi sempre i nonni. Ma non è detto che siano quelli materni, il caso Parolisi insegna. Alla rete Dire conoscono il caso di un bambino affidato ai genitori paterni perché, a giudizio del giudice, l’affidamento alla parte materna della madre avrebbe fatto crescere il minore in un clima di astio nei confronti della parte paterna. La discrezionalità è massima, in assenza di regole. 

Ma a volte anche l’affidamento ai parenti prossimi non è possibile. Il figlio di Rosi Bonanno, la donna uccisa a Palermo dall’ex convivente Benedetto Conti, verrà dato in adozione. I genitori di Rosi, infatti, sono considerati troppo anziani e poveri dalla legge italiana perché possano occuparsi del bimbo, che ha compiuto due anni il 12 luglio. 

Ancora un caso dai Centri antiviolenza, questa volta nel Milanese. I tre figli della coppia sono stati divisi. La ragazza più grande, quasi maggiorenne, è stata presa in carico da una nipote della vittima, che aveva già due figli. Gli altri due sono stati affidati ai nonni materni, ma i due anziani hanno chiesto, dopo un anno, di trovare un’altra soluzione: avevano problemi economici gravi. 

In Italia non esiste alcuna legge che tuteli economicamente gli orfani di femminicidio. Qualche timido passo è stato fatto in Basilicata, con la proposta – presentata nel 2011 – di istituire un fondo regionale. Ma i tempi sono lunghi. Nel caso di Michela Fioretti, l’infermiera dell’ospedale Grassi di Ostia uccisa sulla Ostiense dall’ex marito guardia giurata al termine di un inseguimento, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha assicurato che presto ci sarà «una legge regionale per garantire il diritto allo studio delle due figlie». Ma sono tentativi sporadici, non organici. 

«Anni fa mi sono occupata di un femminicidio avvenuto a Napoli – racconta la dottoressa Baldry – La coppia aveva una figlia e un figlio piccoli. Siamo andati a vedere a distanza di anni come si era evoluta la loro vita: la ragazza era finita nel giro della prostituzione ancora minorenne, il ragazzo era entrato nella criminalità». 

(Fonte: Lastampa.it)

lunedì 11 novembre 2013

NON E' COLPA DELLE ONDE...



PORTARE LA PROPRIA FIGLIA VICINO A DEGLI SCOGLI E' VERAMENTE COSA IMPRUDENTE ED INCOSCENTE...MA LA COSA PIU' VERGOGNOSA E' LASCIARLA SOLA, IN BALIA DELLE ONDE.

UN BUON GENITORE DEVE ESSERE SEMPRE PRESENTE E NON DEVE MAI ALLONTANARSI DAI PROPRI FIGLI.


 


Uno degli ultimi bagni di stagione si è trasformato in tragedia per una bimba di dieci anni, Thaira Minnella, di Poggiardo (Lecce), morta mentre era al mare con il padre in un tratto di scogliera del litorale di Otranto.
La piccola è stata inghiottita dalle onde mentre giocava in acqua con un'amichetta, su un tratto di scoglio in località tra 'Santo Stefano' e 'Baia dei Turchi', nei pressi dell'ex Club Mediterraneè. Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto hanno tentato di rianimarla ma inutilmente. Sul posto sono intervenute due ambulanze arrivate dai vicini nosocomi di Otranto e Scorrano.

L'amichetta, anche lei di 10 anni ha raccontato agli investigatori quello che è accaduto: accortasi che Thaira era in difficoltà a causa delle onde e dei vortici che spesso si creano in quella zona ha gridato aiuto, uscendo di corsa dall'acqua per andare a cercare il padre di Thaira, un commerciante ambulante, che in quel momento si trovava nella vicina pineta.

Quando l'uomo, una volta raggiunto dalla piccola, è arrivato sulla spiaggia, i soccorsi erano già scattati, con l'arrivo di un bagnino di uno stabilimento vicino e poco dopo anche di due ambulanze. I soccorritori, però, non hanno potuto far altro che constatare il decesso della piccola. Sul posto gli agenti del commissariato di Otranto.


(Fonte: Leggo.it)

sabato 9 novembre 2013

ANNULLARE LEZIONI PER UNA GIORNATA DI SOLE


LA NATURA E' LA MIGLIOR MAESTRA.
NEGLI STATI UNITI, IN GEORGIA, UNA SCUOLA HA DECISO DI ANNULLARE LE LEZIONI IN UNA GIORNATA DI SOLE SPLENDENTE PERCHE' SAREBBE UN PECCATO TRASCORRERLA IN CLASSE TRA I BANCHI, PERDENDOSI LO SPETTACOLO DELLA NATURA E UN'OTTIMA OCCASIONE PER ENTRARE A DIRETTO CONTATTO CON ESSA.


E DA NOI, IN ITALIA, QUANTE SCUOLE RIUSCIREBBERO A PRENDERE UNA SIMILE DECISIONE?




E' successo una settimana fa, lo scorso venerdì 11 ottobre. La Calvary Christian School ha permesso ai propri alunni di passare una giornata lontani dalle classiche lezioni, semplicemente per via delle previsioni meteo favorevoli. Il preside della scuola, Len McWilliams, ha annunciato la decisione rivoluzionaria a meno di un anno dal momento della pensione.

Varie volte aveva pensato di tenere la scuola chiusa per un giorno, ad esempio a causa di una forte nevicata, in modo da regalare un momento di pausa agli alunni, ma non aveva mai avuto il coraggio di agire in modo concreto. Dopo aver controllato le previsioni del tempo ed aver preso in considerazione l'arrivo di una giornata a dir poco estiva nel bel mezzo dell'autunno, ha avvertito le famiglie che le lezioni del venerdì sarebbero state cancellate.

La natura potrebbe insegnare ai bambini e ai ragazzi molto più di quanto sarebbe in grado di fare un libro di testo o un maestro. La scuola, spesso, si incentra sulla teoria e sul mero studio, dimenticando il lato pratico della vita e l'importanza dell'intuizione. Quanti bambini - o adulti - saprebbero riconoscere un albero da una delle sue foglie? Un'ora in più da trascorrere all'aria aperta è forse più salutare e istruttiva di un'ora trascorsa chiusi in classe.

E se la scuola non può permettersi di cancellare lezioni? Il compito passa allora ai genitori e a chi si occupa dell'educazione dei figli. Magari ricordando che Henry David Thoreau, il primo ecologista della storia, ha scoperto informazioni importanti sui cambiamenti climatici dopo aver scelto di vivere in una capanna nei boschi e trascorrendo molto tempo semplicemente osservando dei fiori.

(Fonte: www.greenme.it)

venerdì 8 novembre 2013

VIOLENTI VIDEOGAMES...



SIAMO ORMAI CIRCONDATI SOLAMENTE 
DA VIOLENZA...
E I GENITORI INSISTONO ANCORA A FAR "GIOCARE" 
I PROPRI FIGLI A GIOCHI DI TREMENDA 
FEROCIA E CRUDELTA'.

E ALLORA NON LAMENTIAMOCI TROPPO, FORSE QUESTO MONDO LO VOGLIAMO COSI', 
SQUALLIDO, FURIOSO E RABBIOSO.




Un bambino di otto anni ha ucciso deliberatamente la nonna 90enne dopo aver giocato a un videogame violento con la Playstation. È quanto accaduto giovedì in Louisiana ma le autorità hanno accertato solo nelle ultime ore che il bambino ha agito di proposito sparando alla donna alla testa mentre questa guardava la televisione. Inizialmente infatti il ragazzo - di cui non è stato diffuso il nome a causa dell'età - aveva dichiarato che si era trattato di un incidente mentre stava giocando con l'arma da fuoco. Il bambino non rischia alcuna accusa penale perchè la legge della Louisiana esenta i minori di 10 anni da responsabilità penali. Ora si trova con i genitori. Gli investigatori hanno accertato che pochi minuti prima dell'uccisione della nonna, il bambino stava giocando alla Playstation a Grand Theft Auto IV, un popolare videogame che negli Stati Uniti è sconsigliato ai minori di 17 anni.

(Fonte: Leggo.it)

mercoledì 6 novembre 2013

VOLETE SAPERE DI CHI SONO IO?






Sono di Papi e di Mamma mia!

La vedete questa manina?
E' tutta della mia Mammina, invece l'altra,
eccola qua, è tutta tutta del mio Papà.
Così le braccia, così gli occhietti,
le paroline, i sorrisetti: 
sono tutti divisi a metà
tra la mia Mamma e il mio Papà.

Nessuno puo' portarmi via
sono di Papi e di Mamma mia.

(Fonte Web-Filastrocche)

martedì 5 novembre 2013

PALAZZO DELLA MORTE


SI PUO' UCCIDERE ANCHE SENZA ARMI
E QUESTA NE E' LA LAMPANTE DIMOSTRAZIONE...
NEL SILENZIO DI TUTTI.



La storia di Filomena intervistata dalle Iene e il bollettino di guerra nella stessa strada.Le sue lacrime e la sua preghiera disperata a Dio affinché la lasciasse in vita hanno colpito l’Italia intera, quando le iene l’hanno mandata in onda. Filomena, quell’intervista in tv non l’ha potuta vedere, perché è morta il 2 settembre, prima che Nadia Toffa delle Iene sollevasse il coperchio del vaso di Pandora. In quel servizio c’era un dato impressionante: nello stesso palazzo di Filomena, altre tre persone sono morte di cancro, e due nei palazzi adiacenti, Via Sacco e Vanzetti. Immaginatevi un cerchio, con un raggio di 70 metri. In questo cerchio, negli ultimi due anni, sono morti Filomena, di 27 anni, cancro di Krukemberg; Luigia, detta Reginella, di 50 anni, tumore allo stomaco; Angela, di 50 anni, tumore al fegato e al colon; Luigi, 60 anni, tumore ai polmoni; Giuseppina, 60 anni, tumore alla mammella; Italo, 60 anni, tumore ai polmoni.
E se andiamo a ritroso, prima dei due anni sono morti: Cinzia, 26 anni, tumore al cervello; Biagio, 60 anni, Cristina, 49 anni, Angela, 50 anni, Gioacchino, 52 anni, Maurizio, 50 anni, Angelo e Carmela, marito e moglie, nell’arco di 4 mesi, Italo, 60 anni. Tutti di cancro.
La mamma di Filomena, Silvana, 62 anni, sta lottando contro un tumore al seno. Carlino, 63 anni, attualmente ricoverato per un’ascite, combatte contro un tumore allo stomaco. Salvatore, 50 anni, fratello di Reginella, vive senza lo stomaco e l’esofago, perché glieli hanno dovuti asportare.
Un bollettino di guerra, se si pensa a quanto limitata è l’area di cui stiamo parlando. Case devastate, con le finestre chiuse. Famiglie decimate. E quelli che sono rimasti, a piangere in silenzio, che continuano a chiedersi, sgomenti, “Perché?”. Persone dignitose e composte, che piangono figli, mogli, fratelli. Che restano a doversi occupare di bambini che tornano da scuola ignari, e a cui tocca sorridere nonostante portino la croce di un dolore indescrivibile, e nonostante debbano combattere, ogni giorno, anche loro, contro questa “brutta malattia”.
Accanto al “palazzo della morte”, c’è un altro palazzo, fatiscente, con un tetto di amianto. L’Asl è stata sollecitata, i proprietari non hanno la possibilità economica di metterlo in sicurezza, o di farlo rimuovere da una ditta specializzata. Due palazzi più in là, in un cortile abbandonato, residui di amianto sbriciolato a giacere lì, ricoperto di erbacce, a cui qualche anno fa è stato appiccato il fuoco, insieme a ogni genere di rifiuti accatastati da gente ignorante e senza scrupoli. Nel palazzo di fronte, un’altra discarica si va riempiendo.
E c’è chi ancora ha bisogno di dati scientifici che provino il nesso di causalità, di dati statistici che facciano rumore, chi ancora parla di stili di vita sbagliati che giustifichino il moltiplicarsi, in maniera esponenziale, di questo tipo di patologie.
Un male che dovrebbe essere affrontato con determinazione e speranza, ma quelle se l’è portate via l’impresa delle pompe funebri, insieme alla bara di tua figlia, di tua sorella, di tuo cognato.



(Fonte: http://paralleloquarantuno.com)

lunedì 4 novembre 2013

MAESTRA ASSASSINA...


SONO QUESTE LE PERSONE CHE DOVREBBERO EDUCARE I NOSTRI BAMBINI?

LA SCUOLA, DOPO LA FAMIGLIA, E’ UN’ALTRA BASE DI SLANCIO AFFINCHE’ I NOSTRI RAGAZZI IMPARINO A VIVERE NEL RISPETTO DI TUTTO E TUTTI; QUINDI BISOGNEREBBE FARE DEI TEST APPROPRIATI SULLA PERSONA E INSTALLARE IMMEDIATAMENTE LE TELECAMERE, PERCHE’ IL NOSTRO FUTURO HA BISOGNO DI SORRISI, ABBRACCI E CAREZZA.


Gettata a terra come un oggetto, ma Autumn Elgersma era una bambina di soli tre anni, uccisa da chi avrebbe dovuto prendersi cura di lei solo perché non si era tolta il cappotto.
La bambina, dello Stato dell'Iowa, è morta in seguito alle ferite riportate alla testa dopo che la sua maestra d'asilo nido, la trentatreenne Rochelle Lynn Sapp, l'ha gettata a terra perché non aveva obbedito.
La donna, in un primo momento, aveva raccontato alla polizia che la piccola era caduta da una rampa di scale. La versione non aveva convinto gli inquirenti perché le lesioni non corrispondevano al tipo di caduta. Messa alle strette ha confessato ed è ora accusata di omicidio colposo.
Per la bambina non c'è stato nulla da fare e neanche la corsa in elicottero le ha salvato la vita. Una volta giunta in ospedale le è stato diagnosticata una frattura del cranio con trauma cerebrale. Autumn è morta in ospedale dopo due giorni di agonia, mentre la Sapp è stata arrestata.

(Fonte: Leggo.it)

domenica 3 novembre 2013

SOLUZIONE PER DARE SPERANZA A CHI SOFFRE



FORSE LA CADUTA DEI CAPELLI E IL MALE MINORE
ANCHE SE PER MOLTI RESTA COMUNQUE UNO SHOCK...

MA QUESTE SONO SOLUZIONI PER CERCARE DI DARE
UN PO DI BUONE SPERANZE A CHI NE SOFFRE ED IO
FACCIO UN GROSSO IN BOCCA AL LUPO A TUTTE
QUELLE PERSONE CHE SONO IN DIFFICOLTA

 



Perdere i capelli durante la chemioterapia è un aspetto del cancro difficile da sopportare quasi quanto tutto il resto. Andare in giro senza la propria capigliatura equivale a dire che si è malati.
Ora però i ricercatori hanno trovato il modo di evitare la caduta dei capelli durante il trattamento. Si tratta di un berretto così freddo che intorpidisce il cuoio capelluto durante la chemio.
Temperature prossime allo zero tengono a ridurre il flusso di sangue nel cuoio capelluto, rendendo più difficile per i farmaci contro il cancro di raggiungere e danneggiare i follicoli piliferi.
Miriam Lipton, di San Francisco, era malata di tumore al seno e due anni fa ha indossato la DigniCap, questo sistema di cuoio di raffreddamento sperimentale che l'ha aiutata a preservare la maggior parte dei suoi capelli.

(Fonte: Leggo.it)
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Segnala a Zazoom - Blog Directory