martedì 5 novembre 2013

PALAZZO DELLA MORTE


SI PUO' UCCIDERE ANCHE SENZA ARMI
E QUESTA NE E' LA LAMPANTE DIMOSTRAZIONE...
NEL SILENZIO DI TUTTI.



La storia di Filomena intervistata dalle Iene e il bollettino di guerra nella stessa strada.Le sue lacrime e la sua preghiera disperata a Dio affinché la lasciasse in vita hanno colpito l’Italia intera, quando le iene l’hanno mandata in onda. Filomena, quell’intervista in tv non l’ha potuta vedere, perché è morta il 2 settembre, prima che Nadia Toffa delle Iene sollevasse il coperchio del vaso di Pandora. In quel servizio c’era un dato impressionante: nello stesso palazzo di Filomena, altre tre persone sono morte di cancro, e due nei palazzi adiacenti, Via Sacco e Vanzetti. Immaginatevi un cerchio, con un raggio di 70 metri. In questo cerchio, negli ultimi due anni, sono morti Filomena, di 27 anni, cancro di Krukemberg; Luigia, detta Reginella, di 50 anni, tumore allo stomaco; Angela, di 50 anni, tumore al fegato e al colon; Luigi, 60 anni, tumore ai polmoni; Giuseppina, 60 anni, tumore alla mammella; Italo, 60 anni, tumore ai polmoni.
E se andiamo a ritroso, prima dei due anni sono morti: Cinzia, 26 anni, tumore al cervello; Biagio, 60 anni, Cristina, 49 anni, Angela, 50 anni, Gioacchino, 52 anni, Maurizio, 50 anni, Angelo e Carmela, marito e moglie, nell’arco di 4 mesi, Italo, 60 anni. Tutti di cancro.
La mamma di Filomena, Silvana, 62 anni, sta lottando contro un tumore al seno. Carlino, 63 anni, attualmente ricoverato per un’ascite, combatte contro un tumore allo stomaco. Salvatore, 50 anni, fratello di Reginella, vive senza lo stomaco e l’esofago, perché glieli hanno dovuti asportare.
Un bollettino di guerra, se si pensa a quanto limitata è l’area di cui stiamo parlando. Case devastate, con le finestre chiuse. Famiglie decimate. E quelli che sono rimasti, a piangere in silenzio, che continuano a chiedersi, sgomenti, “Perché?”. Persone dignitose e composte, che piangono figli, mogli, fratelli. Che restano a doversi occupare di bambini che tornano da scuola ignari, e a cui tocca sorridere nonostante portino la croce di un dolore indescrivibile, e nonostante debbano combattere, ogni giorno, anche loro, contro questa “brutta malattia”.
Accanto al “palazzo della morte”, c’è un altro palazzo, fatiscente, con un tetto di amianto. L’Asl è stata sollecitata, i proprietari non hanno la possibilità economica di metterlo in sicurezza, o di farlo rimuovere da una ditta specializzata. Due palazzi più in là, in un cortile abbandonato, residui di amianto sbriciolato a giacere lì, ricoperto di erbacce, a cui qualche anno fa è stato appiccato il fuoco, insieme a ogni genere di rifiuti accatastati da gente ignorante e senza scrupoli. Nel palazzo di fronte, un’altra discarica si va riempiendo.
E c’è chi ancora ha bisogno di dati scientifici che provino il nesso di causalità, di dati statistici che facciano rumore, chi ancora parla di stili di vita sbagliati che giustifichino il moltiplicarsi, in maniera esponenziale, di questo tipo di patologie.
Un male che dovrebbe essere affrontato con determinazione e speranza, ma quelle se l’è portate via l’impresa delle pompe funebri, insieme alla bara di tua figlia, di tua sorella, di tuo cognato.



(Fonte: http://paralleloquarantuno.com)

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