venerdì 29 marzo 2013

NON DIMENTICHIAMOCI DI RINGRAZIARE...


TUTTI I GIORNI
QIANDO CI ALZIAMO
PER UNA NUOVA GIORNATA,
INDIPENDENTEMENTE
DAL TEMPO E DALL'UMORE,
RICORDIAMOCI DI RINGRAZIARE
 INNANZITUTTO PERCHE' SIAMO VIVI
E PERCHE' POI IN FONDO
NON CI MANCA PROPRIO NULLA




Ecco qualcuno che si considera molto

infelice e viene a spiegarmi perché.

Gli chiedo: "Ha ringraziato oggi?  Ringraziato...?

Ma chi? E perché?

Può camminare? Può respirare? - Sì. -

Ha fatto colazione?

Sì - E può aprire la bocca per parlare?

Sì. Ebbene, ringrazi.

Ci sono persone che non possono

né camminare né mangiare

né aprire la bocca.

Lei è infelice perché non ha mai

pensato a ringraziare.

Per cambiare il suo stato, dovrebbe

anzitutto riconoscere che nulla è più

meraviglioso del fatto di essere vivi, di

poter camminare, guardare, parlare.

Gli esseri umani avrebbero migliaia di

ragioni per ringraziare, ma non le

vedono. Sono ingrati.

Ecco perché il Cielo li fa passare

attraverso varie prove:

semplicemente per insegnare loro ad

essere finalmente riconoscenti.

(Omraam Mikhael Aivanhov)

martedì 26 marzo 2013

UN VOSTRO PELUCHES PER I BAMBINI POVERI...


PER CHI VORRA' DONARE UN PROPRIO PELUCHES OPPURE UN LIBRO CHE NON SI UTILIZZANO PIU'
A DEI BAMBINI MENO FORTUNATI DI NOI,
 PER I RESIDENTI IN PROVINCIA DI TORINO POTETE LASCIARLI ALLA FONDAZIONE LA STAMPA-SPECCHIO DEI TEMPI ONLUS- Via Lugaro, 15 - TORINO,
E PER TUTTI GLI ALTRI, NELLE DIVERSE CITTA' D'ITALIA, PREGASI TELEFONARE ALLO 011 6568111 OPPURE VIA E-MAIL A specchiotempi@lastampa.it, PER SAPERE COME SI FA A FAR PERVERIRE LORO I VOSTRI GIOCATTOLI ED AVERE TUTTE LE INFORMAZIONI FUTURE.




Ogni giorno 60 bambini varcano i cancelli dell’ospedale che i lettori de La Stampa (insieme a Specchio dei tempi ed a Magicforchildren Onlus) hanno voluto costruire ad Hargeisa, in una delle zone più povere e più difficili della Somalia.

Sono bambini malati e talvolta spauriti, spesso reduci da un lungo viaggio da lontane bidonville verso il centro della cittadina: i medici e gli infermieri (parte torinesi e parte somali) li accolgono con un sorriso e con tutto l’amore del mondo. Ma, in questi attimi, un giocattolo, un peluche, un libro colorato possono fare la differenza, possono far superare il difficile momento dell’impatto con l’ospedale e con le cure.

Ecco perchè chiediamo ai nostri lettori, ma soprattutto ai loro bambini, di privarsi di un peluche o di un gioco che magari non usano più, che hanno dimenticato in fondo alla cesta e che potrebbe tornare a nuova vita in Somalia, nelle mani di un bimbo povero e malato.

Potete portarci questi giochi e lasciarli in una grande cesta che abbiamo preparato nella sala degli abbonamenti, in via Lugaro 15, a Torino; noi ci impegniamo a trasportare questi peluche in Somalia, con il primo container disponibile, ed a distribuirli ai piccoli di laggiù. Sono bimbi poco abituati ai giochi e per loro riceverli sarà una festa straordinaria.

(Fonte: Lastampa.it)

lunedì 25 marzo 2013

UN BAMBINO NON PUO' ESSERE ACCAREZZATO


LA COSA PIU' BRUTTA PER UN BAMBINO E' NON POTER RICEVERE NEANCHE UN ABBRACCIO O UNA CAREZZA...
MA PER FORTUNA ESISTONO ANCORA PERSONE
CHE CON LA LORO PRESENZA E I LORO SORRISI RIEMPIRANNO DI GIOIA E AMORE 
QUESTO BAMBINO NELLA SUA MALATTIA


Anton è un piccolo bambino russo di solo un anno. Soffre di una grave malattia, che non può essere curata, ma solo resa meno dolorosa. Anton non potrà mai essere né accarezzato né abbracciato, perché la sua pelle ne soffrirebbe troppo, causando ferite che alla lunga il suo fisico non potrebbe più sopportare. Grazie alla generosità di alcune fondazioni tedesche, comunque, Anton può sorridere e sperare in una vita migliore.
La triste storia del piccolo russo viene raccontata da Bild, che grazie alla sua fondazione ha organizzato una raccolta fondi per salvare l’esistenza di Anton. Un bambino sempre sfortunato: nato da una madre in affitto, la coppia che l’aveva procreato l’ha portato in orfanotrofio dopo che si era accorto della sua malattia. La sua pelle è così fine che ogni tocco gli provoca dolore, con creazione di bolle e cicatrici che impediscono un normale sviluppo delle articolazioni.
Anton soffre di una grave forma di epidermolisi bollosa distrofica, una disfunzione della pelle che provoca continue ferite sul tessuto, con cicatrici così vaste che provocano la fusione delle dita. A pochi mesi dalla sua nascita lo stato del piccolo era terribile, e il sistema sanitario russo non gli avrebbe comprato i carissimi medicamenti al silicone necessari per lenire la sua malattia, che non è guaribile. L’impegno dell’associazione “DermaKids” aiutata dalla fondazione di Bild ha permesso di comprare le medicine per il piccolo Anton. Grazie a questi fondi il piccolo può giocare nell’ospedale di Mosca, dove praticamente vive da quando è nato, sperando che qualcuno lo possa adottare.   
(Fonte: Giornalettismo)

venerdì 22 marzo 2013

ECCO I RISULTATI PER I TAGLI ALLA SANITA'

 
DI NUOVO UN CASO DI MALASANITA', DI SUPERFICIALITA' NELLA DIAGNOSI E DI QUESTI TAGLI CHE INIZIANO A MOSTRARE IL LATO BUIO IN CUI VERSANO LE STRUTTURE OSPEDALIERE ITALIANE.

 
POCHI MEDICI NEI TURNI DI NOTTE,
POCO PERSONALE E MOLTO SPESSO STRUTTURE
CHE AVREBBERO BISOGNO DI UNA RISTRUTTURAZIONE GLOBALE....
 
MA SONO PIU' IMPORTANTI I PAREGGI DI BILANCIO PIUTTOSTO CHE UNA VITA UMANA !!!
 
 

 
Un bimbo di 7 mesi è morto ieri sera all'ospedale di Torino, dopo che al Pronto Soccorso di Chivasso lo avevano visitato e rimandato a casa con una terapia antibiotica e antipiretica. Come si si trattasse di un'influenza. Ma in realtà si trattava di meningite.

«Vogliamo giustizia, perché altri genitori non siano costretti a vedere il proprio figlio di sette mesi morirgli tra le braccia». Massimiliano S., il papà del bimbo morto ieri dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Chivasso oggi pomeriggio ha presentato una denuncia, al momento contro ignoti, ai carabinieri. «Non si può morire a sette mesi - aggiunge l'uomo, un operaio di 34 anni - vogliamo sapere se i medici sono stati superficiali e se è stato fatto tutto il possibile per il nostro bambino».
In caserma c'era anche la nonna paterna del bimbo, Rosalia: «L'ho tenuto in braccio - dice fra le lacrime - fino a mezzora prima che morisse...».

La tragedia ieri sera a Chivasso. Il bimbo aveva febbre e gola arrossata. Tre ore dopo, però, i genitori si sono ripresentati in ospedale di Chivasso: il piccolo, in stato di shock, è morto poco dopo il trasferimento a Torino. Secondo quanto si apprende, al momento del primo accesso al pronto soccorso, il quadro clinico del bimbo era compatibile con le numerose patologie respiratorie stagionali attualmente frequenti.

Profilassi per la meningite tra i famigliari del bimbo di sette mesi morto ieri sera nel torinese dopo essere stato dimesso dall'ospedale a cui i genitori si erano rivolti perchè aveva la febbre alta. L'ha avviata l'ufficio di igiene, come previsto in questi casi dalla legge, dopo la segnalazione dell'ospedale di Chivasso e del Regina Margherita di Torino. A scopo precauzionale la profilassi è stata estesa anche al personale sanitario entrato in contatto con il bimbo.


(Fonte: Leggo.it)

giovedì 21 marzo 2013

SINDROME DI DOWN



OGGI 21 MARZO 2013 RICORRE LA GIORNATA MONDIALE PER LA SINDROME DI DOWN
 
 
 
 
QUESTA E' UNA LETTERA SCRITTA DA LINO V.
NEL 24 NOVEMBRE 2009 DEDICATA ALLA FIGLIA MICOL, AFFETTA DA SINDROME DI DOWN
 
 
 
 
 
Questo il testo:
 
Quando tutto accadde, non ti accettai,
chiedendo a Dio di cambiarti e guarirti
mentre guardavo i tuoi occhi a mandola ancora chiusi.
 
Ma poi quando apristi quei meravigliosi occhietti vispi
ed enormi e mi guardasti fisso negli occhi con quello
sguardo profondo, cercando solo sorrisi ed amore
con quello stupore e candore che solo i bimbi hanno
completamente indifesa e minuscola...
fu come se Gesu' mi dicesse:
"Ecco una delle mie creature e figlie predilette,
te l'affido, abbine cura"
 
In quel momento mentre mi fissava, capii che non
era lei mancante, ma io.
Oltre ad un cromosoma in piu' aveva qualcos'altro
che noi "normali" non abbiamo.
 
Da quel giorno non ho piu' pregato Dio che ti cambiasse,
ma che Egli continuasse a cambiare noi, tramite te!
 
"Il regno dei cieli è dei bimbi"
"Benedetto sei Signore perchè hai nascosto queste cose
ai potenti, ma le hai rivelate agli umili"
 
Oggi, se potessi tornare indietro, ed avessi la facoltà
di scegliere mia figlia, chiederei di avere Micol (che
significa "Nessuno è come Dio")
 
Dedicato a Virginia e Micol, che amiamo infinitamente!
 

(Fonte: "Up Not Down - scritta da Lino V il 24/11/2009)


 

mercoledì 20 marzo 2013

LA SCRITTA SULLA SABBIA


OGNUNO RICORDA I PROPRI CARI
 CON DEI GESTI SIGNIFICATIVI
IN MODO DA FAR SAPERE A SE STESSI E A GLI ALTRI 
CHE L'AMORE MAI E POI MAI PUO' ESSERE CANCELLATO.
 
 
 



Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo.

Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”

Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: «Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.»


Il bambino si alzò, e guardando l'ennesima scritta cancellata dall'acqua salata disse al vecchio: «Io non ce l'ho la mamma! Me l'ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l'amore di un figlio per la propria madre.»
Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire..

(Fonte: WEB)

lunedì 18 marzo 2013

IL PAESE CHE ODIA LE DONNE


ALLA LUCE DEI RECENTI CASI DI VIOLENZA E DELLE VECCHIE STORIE CHE HANNO FATTO DELL'INDIA "IL PAESE DEGLI STUPRI", SI ESAMINA IL RUOLO DELLA FIGURA FEMMINILE IN UNA SOCIETA' CHE LE DISPREZZA, LE UMILIA, LE VIOLENTA E LE RAPISCE



 
 
 
 “Quanti anni hai? Come sei arrivata qui” “Quattordici” risponde la ragazzina alla polizia, affermando di essere stata rapita. Arriva una donna anziana che spiega di aver dato dei soldi per ottenere Rukhsana e che lei ha almeno diciannove anni, gli agenti la portano la via e l’anziana le strappa gli orecchini “Sono miei questi!”. Fino all’anno scorso Rukhsana viveva con i genitori e i due fratelli più piccoli in un villaggio al confine con il Bangladesh ma un giorno sono arrivati tre uomini che l’hanno caricata in macchina: “Mi hanno minacciato con un coltello, dicevano che mi avrebbero fatto a pezzi” ha raccontato alla BBC. Dal giorno del rapimento, la ragazzina ha viaggiato su autobus e treni finché non è stata venduta a una famiglia di quattro persone, madre e tre figli. L’hanno rinchiusa in casa per un anno e la ragazzina ha raccontato di essere stata picchiata e violentata dal più grande dei tre figli che si faceva chiamare “marito”.

Rukhsana è una delle decine di migliaia di ragazze che ogni scompaiono in India. Gli uomini le vendono per darlo in pasto alla prostituzione, alla schiavitù dei lavori domestici e in più le obbligano a matrimoni. Una conseguenza della tratta sessuale è l’aumento dei casi di aborto che mina la salute delle donne. “Non abbiamo abbastanza femmine qui” ha detto la donna che ha comprato Rukhsana e ancora “Ho pagato per averla!”. Non c’è una statistica ufficiale sulla tratta delle ragazzine oggetto ma gli attivisti segnalano un aumento. “Gli uomini sono frustrati perché non trovano le donne” ha riferito l’attivista Rishi Kant, che lavora in un’associazione per i diritti delle donne. Secondo una stima, quasi 35.000 bambini sono stati dati per dispersi in India nel 2011, la polizia sostiene che le segnalazioni siano solo il 30% rispetto alla realtà.

Il Washington Post rivela una società in cui gli stupri e le violenze ai danni delle donne sono all’ordine del giorno, non a caso la BBC ha calcolato che India c’è uno stupro ogni venti minuti circa. “Gli uomini non rispettano le donne e le trattano come zerbini” ha detto l’attivista Suneeta Tyagi. “La maggior parte non ha né un lavoro, né istruzione. Quando gli uomini non hanno una donna, la frustrazione cresce e si trasforma in crimine”. La regolarità degli stupri e i termini della violenza evidenziano la disparità in termini di ruolo tradizionale, la disuguaglianza è evidente, la barbaria normale. “I ragazzi sentono di poter fare quello che vogliono. Tutto quello che vogliono” ha riferito Jagmati Sangwan di un’associazione per i diritti delle donne. Il cambiamento da fare richiede coraggio e impegno perché la violenza è chiaramente radicata nella mentalità maschile indiana che relega alla donna il valore dell’inutilità.

(Fonte: Giornalettismo.it)



domenica 17 marzo 2013

MAMMA STAI CON ME SOLO UN'ORA???

 
QUESTA STORIA CUI LA PROTAGONISTA E' LA MAMMA (MA LO STESSO DISCORSO VALE PER IL PAPA')
E' SOLO UN PROMEMORIA PER TUTTI COLORO CHE COME ME O COME VOI, SONO MOLTO IMPEGNATI.

NON DOVREMMO PERMETTERE AL TEMPO DI SFUGGIRCI TRA LE DITA SENZA AVER TRASCORSO ABBASTANZA TEMPO CON LE PERSONE CHE PER NOI CONTANO VERAMENTE...
QUELLI PIU' VICINI AL NOSTRO CUORE. 

RICORDATEVI DI SPENDERE IL VOSTRO TEMPO
CON QUALCUNO CHE AMATE VERAMENTE
PERCHE' CERTE COSE SONO MOLTO PIU' IMPORTANTI!!






“Mamma quanto guadagni all’ora?” chiese una bambina a sua madre che tornava dal lavoro.
 
La madre con tono severo rispose: “Non seccarmi, sono molto stanca”.
“Ma mamma”, insistette la bambina, “per favore dimmi quanto guadagni all’ora”.
La madre allora le disse: “8 dollari per ora!”
“Mamma, puoi prestarmi allora 4 dollari?”chiese la bambina.


La madre si arrabbiò e rispose a sua figlia:
“Allora era per questo che volevi sapere quanto guadagnassi? Vai a letto e non seccarmi bambina egoista”.
Durante la notte, ripensando a ciò che era successo la madre cominciò a sentirsi in colpa.
Probabilmente sua figlia aveva bisogno di quei soldi per comprare qualcosa di importante.
Così andò nella camera della bambina e le disse: “Ecco, qui ci sono i 4 dollari che mi avevi chiesto”.
“Grazie mamma” rispose la bambina.
 
A questo punto prese degli altri soldi e disse:
“Ora ho abbastanza soldi mamma. Ho 8 dollari!
Vuoi vendermi un’ora del tuo tempo?
 

(Fonte: blog.chatta.it)

 

venerdì 15 marzo 2013

LA TENACIA DELLA MAMMA...

LE MADRI PER I PROPRI FIGLI FANNO DI TUTTO PUR DI TENERLI IN VITA E QUESTO LORO LOTTARE IL PIU' DELLE VOLTE SERVE...

QUESTA E' LA DIMOSTRAZIONE CHE NON BISOGNA MAI MOLLARE.




Zach stava guardando la televisione e quando la madre è andata a controllarlo lo ha trovato steso a terra davanti alla tv. Ha pensato che stesse facendole uno scherzo, che stesse giocando "al morto" ma avvicinatasi s’è accorta che Zach non stava bene: respirava in modo strano e la pelle pareva grigia. Immediatamente Trudy ha chiamato il 999 e in attesa dei soccorsi ha iniziato il massaggio cardiaco e la respirazione a bocca a bocca: il cuore di Zach non batteva più. La donna lo ha tenuto in vita sino a che non è giunta l’ambulanza: per ricominciare a battere autonomamente è stato necessario dare tre scariche col defibrillatore al cuore del bambino. Le parole della madre sono riportata da "The Sun": "Ha dovuto imparare a mangiare, tenere una tazza, camminare e parlare, ma ora sta molto meglio e a breve tornerà alla scuola materna." La signora Trudy spiega che Zach lavora da 4 mesi con fisioterapista e logopedista per recuperare tutto quello che ha dimenticato: il suo cervello ha subito dei danni - lo ha rilevato una risonanza magnetica - a causa della mancanza di ossigeno che ha influenzato le capacità di linguaggio e di movimento. Quando il bimbo si risvegliò non riconobbe nessuno ma i progressi sono stati veloci.
"Il dottore mi ha detto che non era certo Zach sarebbe sopravvissuto. Mi ha detto: “Il suo cuore non ha pulsato per 39 minuti, questo è un bel po'.” - racconta mamma Trudy - Ho chiesto se comunque era il risultato che si aspettava e mi ha risposto: “No, è un miracolo”. - la donna sorride e aggiunge: - È quasi di nuovo com’era." I dottori non sanno ancora la causa dell’attacco di cuore, potrebbe trattarsi della "sindrome della morte improvvisa", che può capitare purtroppo ai bambini nei primi anni di vita. Giovedì scorso, Zach e la sua famiglia hanno voluto incontrare l’equipe che ha prestato i primi soccorsi: Amy Mackintosh e John Jankee del Servizio Ambulanza Yorkshire. "È molto emozionante incontrare le persone che hanno salvato la vita di nostro figlio." ha detto Dave, il padre di Zack. "È stato di vitale importanza quello ha fatto la madre nei primissimi minuti e sino a che siamo arrivati noi con il defibrillatore." ha sottolineato Amy.

(Fonte: www.net1news.org)

martedì 12 marzo 2013

DISTURBI ALLA VISTA


L'AUMENTO DI DISTURBI VISIVI, ANCHE SE GLI STUDIOSI INCOLPANO I GENITORI PER I RITARDI NELLE VISITE, LA IMPUTO PROPRIO AI VIDEOGIOCHI, PC, TABLET, CELLULARI PERCHE', VISTO LA PICCOLEZZA DELLE IMMAGINI E DELLE LETTERE GLI OCCHI SI SFORZANO MOLTO DI PIU' E VI SONO MOLTE PIU' PROBABILITA' NEL PERDERE GRADATAMENTE L'USO DELLA VISTA...
 
MA COME TUTTE LE COSE,
I GENITORI, DEVONO IMPORRE DEI LIMITI.
 
 
 
 
Dopo i 6 anni un bambino su quattro ha disturbi della vista. Un numero in crescita. Ma non è colpa degli schermi di tv, tablet e pc, sui quali gli occhi dei piccoli italiani restano incollati sempre più spesso.

Ma secondo Luca Buzzonetti, responsabile di Oculistica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, è solo il risultato di una maggiore diffusione dei controlli fatti `al momento giusto´, un indice quindi positivo di una maggiore attenzione per la salute oftalmica dei più picoli. Buzzonetti sottolinea però la necessità di migliorare ancora la prevenzione. «Oggi il 70-80% dei genitori porta i bambini dall’oculista intorno ai 3 anni, come raccomandabile. Ma è necessario arrivare al 100%». Individuare precocemente un disturbo, sottolinea infatti l’esperto, significa ridurre i rischi che i problemi si aggravino. Se i piccoli hanno un difetto di vista non corretto che incide sullo sviluppo della funzione visiva, «passati gli 8 anni di età, le chance di recuperare quello che si può recuperare in termini di qualità di vista si riducono notevolmente. In pratica, senza controlli precoci si toglie la possibilità ai bambini di avere una visione adeguata da grandi» .

Se diversi studi segnalano che passare molte ore all’aria aperta migliorerebbe la vista dei bambini, sono i controlli, quindi, l’arma di difesa per gli occhi dei bambini. Nessun pericolo, invece, dagli schermi di pc, tablet, tv, videogichi. «Non possiamo dire che fanno male alla vista», sottolinea l’esperto. «Ovviamente - precisa - un occhio che ha dei disturbi si stanca di più. Ma basta il buon senso. Esagerare con le tecnologie, in ogni caso, è negativo sul piano generale, perché favorisce l’isolamento dei piccoli, riduce le capacità relazionali, aumenta la sedentarieta’ e i rischi di obesità».

Per quanto riguarda i problemi di vista i piccoli italiani sono in linea con i loro coetanei europei. Le stime indicano che in età prescolare l’incidenza di questi difetti è di uno ogni 20 bambini. Dopo i 6 anni si arriva a uno su quattro. La miopia, per esempio, colpisce circa il 25% della popolazione, e si manifesta in genere intorno ai 13-14 anni. Il 60% dei piccoli miopi, quindi, ha oltre 15 anni, mentre è bassissima la percentuale intorno ai 5 anni. Al contrario l’ipermetropia è più diffusa tra i piccolissimi. «Il bambino nasce ipermetrope naturalmente - ricorda Buzzonetti - e crescendo, il difetto può ridursi o scomparire. A 17 anni l’ipermetropia riguarda lo 0,5% dei ragazzi». Dati che si mantengono sostanzialmente stabili nel tempo, tenendo conto del numero più elevato di casi legati alla maggiore possibilità di diagnosi. Ma non ci sono solo i disturbi della vista ad `attaccare´ gli occhi dei più piccoli. «I bambini soffrono sempre di più per le allergie. Problemi che non coinvolgono la vista, ma che fanno soffrire l’occhio». Non senza qualche rischio per la visione. «La congiuntivite allergica, nei piccoli - conclude Buzzonetti - può determinare uno sfregamento marcato degli occhi, che può favorire, in soggetti predisposti, malattie che, seppure rare, possono portare a gravi conseguenze». 

(Fonte: Lastampa.it)

lunedì 11 marzo 2013

COSTRETTI A FARE A PUGNI...


IN QUESTI CASI NESSUNO DOVREBBE GUARDARE LO "SPETTACOLO" (se così vogliamo chiamarlo...)

MA ANZI DOVREBBERO ANDARE A PRENDERE QUESTI BAMBINI E DARE LORO UN FORTE ABBRACCIO...
PRENDERLI PER MANO E ANDARE CON I SOLDI CHE AVRESTI SPESO A PRENDERE UN GELATO....

 



 
Crudeltà inaudita!

Bisogna proprio essere SPIETATI per costringere dei piccoli bambini di soli 6 anni a fare a pugni! Purtroppo, e dico purtroppo, esistono anche queste triste realtà che bisognerebbe far scomparire dalla faccia della terra! Delle realtà dove i bambini sono cotretti a salire sul ring per lunghe e pericolose lotte...
E tutto questo perchè? Per guadagnarsi qualche soldo dai turisti occidentali...
 
Succede in Thailandia dove, oltre alla tratta sessuale, i bimbi sono obbligati anche intrattenere i visitatori in questa maniera così macabra!!!
Ma la notizia non finisce qui miei cari lettori. Voi pensate che questi match coinvolgono solo i bambini maschi? E invece, ahimè, la stessa condizione vivono anche le bambine.
Inoltre c'è da aggiungere un dato non trascurabile: le lotte avvengono senza alcuna protezione e il rischio che le botte possano causare traumi e fratture permanenti alle ossa e al cervello è ALTISSIMO!!

Le associazioni hanno già dato l' allarme e si stanno occupando del caso... e spero vivamente che questa situazione sparisca al più presto!!!!
Un fatto da aggiungere e che mi sconcerta, e non poco, è questa:
come fanno i turisti a provare piacere di fronte a simile crudele spettacolo?
 
Voi capite che qualsiasi tipo di businness nel momento del suo sorgere è una diretta conseguenza di una domanda da parte dei cosiddetti "clienti"!
Così funziona il mondo dell' economia e in base a questa legge universale, mi chiedo che gente è quella che andrebbe a vedere lotte di questo tipo?

venerdì 8 marzo 2013

IL NUOVO OSPEDALE DEL BAMBINO



OGNI STRUTTURA CHE RICEVE I MALATI DOVREBBE ESSERE LA PIU' ACCOGLIENTE POSSIBILE PER DAR MODO A CHI DEVE CURARSI DI AVERE UN RICOVERO NORMALE E L'OSPEDALE "DEL BAMBINO" INAUGURATO LO SCORSO MESE A PARMA,
NE E' L'ESEMPIO.
SPERIAMO CHE MOLTE ALTRE CITTA'
 POSSANO VENIRNE IN POSSESSO.

Nei reparti c'è tanta luce e colore, gli arredi hanno tinte allegre, le ampie finestre partono dal pavimento perché anche i più piccoli possano guardare fuori, nelle camere ci sono scrivanie, giochi e spazio per appendere i disegni. Tecnologia all'avanguardia e ambiente umanizzato sono i punti di forza del nuovo ospedale.
Il nuovo Ospedale del Bambino è una struttura unica nel suo genere, costruita secondo i migliori e più moderni criteri di architettura ospedaliera, proprio per rendere più accoglienti gli ambienti e meno angoscioso il ricovero per i piccoli pazienti
Le camere sono organizzate per accogliere anche i genitori dei bimbi ricoverati. Anche le stanze per i day hospital, le sale d'attesa, gli spazi destinati al gioco sono arredati in modo da ricordare il più possibile l'ambiente domestico.
Una tecnologia all'avanguardia
A un ambiente confortevole e allegro si associa l'utilizzo di una tecnologia innovativa.
Apparecchiature diagnostiche all'avanguardia permettono di individuare in tempi rapidi eventuali problemi e patologie, mentre un avanzato sistema di monitoraggio dei parametri vitali consente al personale medico di controllare costantemente lo stato di salute di ogni bambino ricoverato.
L'area radiologica è dotata di un innovativo sistema di risonanza magnetica a banda larga digitale, e per scongiurare l'ansia o la sensazione di "oppressione" che i bambini potrebbero sperimentare durante l'esame, l'apparecchio ha dimensioni particolarmente ampie.
Il nuovo Ospedale rappresenta un'importante occasione di crescita per tutto il personale che vi opera, e al suo interno saranno formati i giovani medici della Scuola di Pediatria.

(Fonte: ioeilmiobambino.it)

martedì 5 marzo 2013

FAVOREVOLI O CONTRARI ALLE FOTO DEI BAMBINI SU FB??


A MIO PARERE E' SBAGLIATO METTERE QUALSIASI FOTO PERSONALE, PERCHE' OGNI VOSTRA FOTO POTREBBE VENIRE IN POSSESSO A PERSONE CHE POI REALMENTE NON SONO VOSTRI "AMICI"...





E' giusto pubblicare le foto dei nostri figli su Facebook? Un argomento popolare e delicato che ogni tanto ritorna a far discutere, soprattutto dopo il caso americano di una mamma, Heather Walker, che si è vista rimuovere dal profilo le foto del suo bimbo nato con una grave ancefalia e morto dopo sole 8 ore. La donna che ha lanciato una protesta contro il social network è stata bandita.

Condividere momenti di gioia con la nostra famiglia, gli amici, soprattutto quelli lontani, mostrare al mondo intero quanto siano belli i nostri piccoli è un desiderio comune. Sempre più genitori pubblicano su Facebook le foto dei figli che mangiano, che fanno il bagnetto, che spengono la prima candelina, che giocano, che corrono al mare etc; secondo uno studio americano il 92% dei bambini sotto i due anni è presente su internet già dai primi mesi di vita. C'è, però, anche una schiera di mamme e papà, contrari, che si rifiutano per diversi motivi e sono appoggiati da psicologi, avvocati etc, che spesso spingono a riflettere e a fare attenzione a cosa venga pubblicato sui social network.

In molti mettono in guardia sull'uso delle foto che, una volta postate, non sono più personali, ma diventano "proprietà" dei social network che li accolgono, e c'è il rischio che possano prendere altre vie. Come fanno notare alcuni pschiatri infantili le foto pubblicate dai genitori "facebookiani" sono spesso quelle migliori e ritraggono solo i momenti felici. Le preoccupazioni, i pianti, la fatica della maternità, la rabbia spesso non trovano spazio sulle bacheche, perchè è naturale voler mostrare al mondo il lato più bello della nostra vita da mamme. Far vedere solo la felicità è un pò come alimentare il nostro desiderio di essere felici, che dal punto di vista psicologico è un atteggiamento positivo, ma bisogna fare attenzione a non cadere nei clichés e nell'effetto opposto, quello di ridicolizzare il bambino.

Spesso poi si vedono sui profli di molte mamme le foto dei loro piccoli prendere il posto della loro, identificandosi completamente nei propri figli. Anche in questo caso gli psicologi mettono in guardia, perchè è naturale essere fieri del proprio bambino e di metterlo davanti a tutto, ma a condizione di non cancellare la propria identità, annullandosi nel ruolo di mamma e dimenticando in questo modo la propria alterità e la propria vita di donna. Mettere la foto del piccolo al posto della propria può essere un campanello di allarme di una caduta nella sindrome del "bambino-re", al centro e al di sopra di tutto. Gli pschiatri infantili avvertono che bisogna collocare i figli in una giuta dimensione. Il piccolo non deve sentire di essere il vostro unico centro di interesse.

In ultimo e non meno importante, avvertono psicologi e avvocati, c'è il rischio di ledere l'identità digitale del nostro bambino, di violare i suoi diritti e abusare del nostro ruolo di genitori. Molti papà e mamme, contrari alla pubblicazione delle foto sui social network, si lamentano che le pagine Facebook sono diventati dei palcoscenici su cui non esiste più censura, senso della privacy e della riservatezza.

L'argomento è sicuramente tra i più popolari, sempre attuale, scatena discussioni e riflessioni sempre nuove e diverse tra il popolo di Facebook e tra chi invece cerca di tenere lontano i propri figli dai social network.

(Fonte: Pianetamamma.it)

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