sabato 5 ottobre 2013

COSA NON SI FA PER DIVERTIRE I FIGLI...



PER OGNI GENITORE LA COSA PIU' IMPORTANTE, SOPRATTUTTO IN TEMPO DI CRISI E PER DISTRARSI DELLE PREOCCUPAZIONI QUOTIDIANE, E' VEDER FELICI I PROPRI BAMBINI E QUANDO PER ESEMPIO C'E' UN COMPLEANNO NON SI BADA A SPESE...




L’idea di cosa sia un party per bambini te la fai solo se partecipi: i racconti di organizzazioni megalomani non bastano, bisogna esserci.  
Primo perché non è poi così vero che siano tutti faraonici e pacchiani, secondo – particolare non da poco – perché sono ottime occasione per rubare merce preziosa: i segreti degli animatori, quelli più reconditi e misteriosi.  
I «baby party planner» (letteralmente, i pianificatori di feste per bimbi), una razza speciale di supereroi per mamme, papà e parenti tutti, si tramandano l’incantesimo che riesce ad aggregare dieci, quindici, venti piccole pesti pronte a smontare, per natura, ogni proposta: «Tutti a giocare alla pentolaccia!». «Play station, play station...» è il coro che a questo punto, in genere, ti sommerge. Ma quando sei lì, a una festa per bimbi, allora capisci quanto sia raffinata ed efficace l’astuzia degli intrattenitori: «Chi vince la pentolaccia gioca a Fifa 13». Tanto poi, tra i bendati che prendono a bastonate una scatola appesa, chi vuoi che scelga di mettersi a smanettare solo e soletto sul divano.  

Torino prima in Italia
Forse in pochi lo sanno, ma Torino è la capitale dell’animazione per bimbi. Del resto è qui che sono nati la «Melevisione», il teatro per bambini e per ragazzi. E’ qui che si trova una delle più interessanti scuole di circo. Ed è sempre qui che vivono i più talentuosi (e numerosi) «baby party planner» d’Italia.  
Sono sessanta le agenzie specializzate in animazione per bambini che lavorano a Torino. Un record: più di Roma, più di Milano, più di altre città italiane. «Negli anni Ottanta - ricorda Daniel Brocci, prestigiatore e fantasista - eravamo una decina. Poi ognuno di noi, singolarmente, ha deciso di aprire una sua agenzia. Così ci siamo ramificati e moltiplicati». 
E soprattutto distinti grazie a una sorta di decalogo che ne ha tracciato l’identikit: età compresa tra i 20 e 40 anni, non possono avere piercing o tatuaggi in vista. I ragazzi devono presentarsi ordinati e ben vestiti, niente jeans stracciati e magliette sgualcite, le ragazze poco trucco e niente unghie pittate. Obbligatorio: rilasciare fattura e aver stipulato un’assicurazione.  
Poi ci sono gli improvvisati, che con la crisi economica si cimentano lasciando annunci su internet. Ivan Rumello ha 33 anni e si barcamena così: «Ho solo lavori saltuari – dice – a cui ho provato ad aggiungere anche questo. Ma è una battaglia persa se ci provi da solo: attraverso un’agenzia le mamme possono scegliere feste a tema con maschere, gadget, macchine per zucchero filato e tori meccanici. Io, con le mie trombette, come posso competere?».  
Quello dei «baby party» è un settore che non conosce crisi. Si spendono dai 50 ai 200 euro a festa: dipende dal numero dei mini-invitati, dal tempo e dagli effetti speciali usati per stupire squadre di bambini in overdose da adrenalina. Che per essere coinvolti hanno bisogno di talenti di magia: dietro ai travestimenti degli animatori si nascondono storie tortuose. Tutte, o quasi, partono da un sogno realizzato: da piccoli, alla domanda cosa farai da grande, già rispondevano così, categorici: «Il pagliaccio». 

(Fonte: Lastampa.it)

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